L’era Covid-19 è valsa a mostrare la l’inefficienza di un sistema seviziato dai tagli alla sanità pubblica. E la mala politica continua a far danno, in direzione opposta alla prevenzione delle malattie cronico-degenerative. Dopo l’esame di scellerate riforme a favore dei pesticidi, primi indiziati di tumori e varie disgrazie, ecco il caso del diabete di tipo 2.
Il diabete è una malattia cronico-degenerativa che si verifica quando il pancreas non produce abbastanza insulina, o quando il corpo non può utilizzare efficacemente l’insulina che produce. L’insulina è un ormone che regola lo zucchero nel sangue. L’iperglicemia, o aumento della glicemia, è un effetto comune del diabete incontrollato e nel tempo porta a gravi danni a molti dei sistemi del corpo, in particolare ai nervi e ai vasi sanguigni.
L’impatto del diabete su salute e benessere è grave. Questa malattia richiede infatti monitoraggi, limitazioni e trattamenti farmacologici che incidono sulla qualità della vita individuale ma anche sulla spesa sanitaria pubblica, con un’incidenza globale stimata nel 2017 in 727 miliardi di dollari.
È una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, attacchi di cuore, ictus e amputazione degli arti inferiori. Ed è una delle prime 10 cause di mortalità prematura negli adulti, che si stima avere causato quattro milioni di decessi a livello globale nel 2017 (fonte WHO). Delle sue tre forme – diabete di tipo 1 (T1D), diabete mellito di tipo 2 (T2D) e diabete mellito gestazionale (GDM) – il diabete mellito di tipo 2 rappresenta oltre il 90% dei casi.
Il diabete mellito di tipo 2 si sviluppa principalmente in età adulta e senile. Seguire una dieta equilibrata – rigorosamente priva di alimenti ultraprocessati HFSS (High Fats, Sugars and Sodium), c.d. cibo spazzatura – e praticare attività fisica regolare, assieme al controllo della glicemia, sono gli unici strumenti idonei a prevenzione, controllo e limitazione dell’impiego di insulina. (1)
L’insorgenza del diabete di tipo 2 è attribuita a uno stile di vita inadeguato, poco salutare. I suoi principali fattori di rischio sono infatti identificati in pregressa obesità o stato di sovrappeso – vale a dire diete squilibrate, anche per eccesso di sale – e inattività fisica, oltre al fumo. (2) Laddove invece i fattori eziologici del diabete di tipo 1 sono in prevalenza genetici e si manifestano nei primi anni di vita.
La prevalenza del diabete è stata stimata nel 2019 in almeno il 9,3% della popolazione del pianeta, pari a 463 milioni di persone. Con una previsione di crescita al 10,2% (578 milioni) di qui al 2030, fino al 10,9% (700 milioni) entro il 2045. La prevalenza è maggiore nelle aree urbane (10,8%) rispetto alle zone rurali (7,2%) e nei Paesi ad alto reddito (10,4%) rispetto a quelli a basso reddito (4,0%).
Una persona su due (50,1%) convive con il diabete senza averne conoscenza. La ridotta tolleranza al glucosio, che ne può costituire la premessa, è stimata a livello globale nel 7,5% degli individui (374 milioni), nel 2019. E si prevede raggiungerà l’8,0% (454 milioni) entro il 2030, l’8,6% (548 milioni) entro il 2045. Di conseguenza, la International Diabetes Federation (IDF) prevede un incremento significativo della malattia nei prossimi decenni (+25% nel 2030, +51% nel 2045). (3)
In Italia la prevalenza di diabete mellito complessiva è superiore al 5,4% rispetto alla popolazione complessiva. Oltre 3,2 milioni di abitanti, secondo rilevazioni condotte nel 2017 che peraltro, secondo altre fonti, risultano già essere superate. Almeno il 5% degli italiani è afflitto dal diabete di tipo 2. Il doppio rispetto a 30 anni fa, quando i diabetici rappresentavano il 2,5% degli italiani. (4)
La Società Nazionale di Diabetologia ha da tempo associato a uno stile di vita ‘obesogeno’ la diffusione epidemica della malattia nella popolazione italiana, la cui insorgenza si va affermando già in giovane età. Si osserva perciò con preoccupazione la continua crescita di obesità e sovrappeso, che incidono rispettivamente sul 9,3% e il 21,3% dei minori in Italia (Eurispes, 2020). (5) ISTAT a sua volta ha evidenziato alcuni aspetti di rilievo:
– l’obesità rappresenta il fattore di rischio più importante. Il 32,8% delle donne e il 28,9% degli uomini obesi, in età 45-64, ha il diabete,
– il livello di istruzione ha un impatto drammatico sull’incidenza della malattia. Che è doppia negli uomini con licenza media, rispetto a quelli laureati. Addirittura quintupla tra le donne (3,4% le donne laureate con diabete, 17,3% quelle con la terza media),
– il Meridione è l’area più afflitta. Con una prevalenza del 5,8%, a fronte del 4% al Nord. Calabria, Basilicata, Sicilia, Campania, Puglia, Abruzzo superano la media italiana. Sul fronte opposto le province autonome di Trento e Bolzano, in Liguria e Valle d’Aosta. (6)
L’Italia è stato uno dei primi Paesi a promulgare una legge per la prevenzione e la cura del diabete mellito. La legge 115/1987 (Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito) ha definito il diabete una patologia ‘di alto interesse sociale’, fissando alcuni obiettivi fondamentali:
– prevenzione e diagnosi precoce,
– miglioramento della cura attraverso una rete di assistenza specializzata,
– prevenzione delle complicanze,
– inclusione dei diabetici nella scuola, il lavoro e lo sport,
– miglioramento dell’educazione sanitaria e della consapevolezza della malattia,
– aggiornamento del personale sanitario,
– individuazione della popolazione a rischio,
– distribuzione gratuita dei presidi diagnostici e terapeutici essenziali,
– istituzione della tessera personale del diabetico,
– istituzione di una rete diabetologica a opera di Regioni e Province autonome.
La prevenzione del diabete – come quella di obesità e sovrappeso – è fallita, con buona pace della legge 115/87 e del terzo tra i Sustainable Development Goals (SDGs), Ensure healthy lives and promote wellbeing for all at all ages. La diagnosi precoce è gravemente ostacolata, nell’era Covid-19, a causa della paralisi dei servizi sanitari.
Le politiche nutrizionali sono peraltro ferme, a causa delle interferenze tossiche delle lobby di Big Food. A livello internazionale, europeo e nazionale. Ove il governo si ostina a rinviare l’adozione della soda tax, cioè la tassa sulle bevande zuccherate, la cui efficacia è ampiamente dimostrata in numerosi studi ed esperienze di Paesi più ‘socialmente responsabili’.
Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna
(1) Vespasiani et al. (2005) Epidemiologia del diabete. Ministero della Salute – Area Editoriale, http://www.salastampa.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1218_allegato.pdf
(2) Tamayo et al. (2014) Diabetes in Europe: an update. Diabetes Res. Clin. Pract. 103(2):206-17, doi:10.1016/j.diabres.2013.11.007
(3) Pouya Saeedi et al. (2019). Global and regional diabetes prevalence estimates for 2019 and projections for 2030 and 2045: Results from the International Diabetes Federation Diabetes Atlas, 9th edition. doi:https://doi.org/10.1016/j.diabres.2019.107843
(2) Disoteo et al. (2015) State-of-the-art review on diabetes care in Italy. Annals of Global Health 81(6):803-813, https://doi.org/10.1016/j.aogh.2015.12.013
(4) Associazione Medici Diabetologi & Società Italiana di Diabetologia (2018). Standard italiani per la cura del diabete mellito 2018. https://aemmedi.it/wp-content/uploads/2009/06/AMD-Standard-unico1.pdf
(5) Bonora et al. (2016). Il diabete in Italia. Società Italiana di Diabetologia – Bononia University Press, ISBN 978-88-6923-146-9
(6) Istat (2017). Anni 2000-2016. Il diabete in Italia. https://www.istat.it/it/files/2017/07/REPORT_DIABETE.pdf
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.
Laureato in Tecnologie e Biotecnologie degli Alimenti, tecnologo alimentare abilitato, segue l’area di ricerca e sviluppo di Wiise S.r.l. società benefit.