A otto anni dal 2030, l’anno in cui gli obiettivi di sviluppo sostenibile avrebbero dovuto tradursi in realtà, il mondo sta facendo passi indietro per porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme.
‘L’intensificarsi dei principali fattori alla base delle recenti tendenze dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione (vale a dire i conflitti, gli estremi climatici e gli shock economici), combinati con l’alto costo degli alimenti nutrienti e le crescenti disuguaglianze, continueranno a sfidare la sicurezza alimentare e la nutrizione. Ciò avverrà fino a quando i sistemi agroalimentari non saranno trasformati, diventeranno più resilienti e forniranno alimenti nutrienti a basso costo e diete sane a prezzi accessibili per tutti, in modo sostenibile e inclusivo’. (1)
Così l’edizione 2022 del rapporto The State of Food Security and Nutrition in the World (SOFI) pubblicato il 6.7.22 dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). I numeri sono drammatici. Fame Zero al 2030 è un miraggio.
Fra 702 e 828 milioni di persone nel mondo hanno affrontato la fame nel 2021. Si tratta di circa 180 milioni di persone in più dall’inizio dell’Agenda 2030. Zero Hunger è lontano e la pandemia della fame, che era già evidente l’anno scorso, non invertirà la rotta (2). Anche perché la situazione internazionale è complicata dall’acuirsi di fattori che causano insicurezza alimentare e interrompono l’accesso al cibo: guerre, choc climatici, crisi economiche. L’andamento del 2022 non promette niente di buono. La pandemia della fame è una cupa realtà che caratterizzerà anche i prossimi anni.
Il mondo è sempre più affamato. Le persone colpite dalla fame nel mondo è arrivato nel 2021 a 828 milioni, con un aumento di circa 46 milioni dal 2020 e di 150 milioni dallo scoppio della pandemia di Covid-19. Il rapporto delle Nazioni Unite fornisce dunque nuove prove del fatto che il mondo si sta allontanando sempre di più dal suo obiettivo di porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030.
Dopo essere rimasta relativamente invariata dal 2015, la percentuale di persone colpite dalla fame è aumentata nel 2020 e ha continuato a salire nel 2021, raggiungendo il 9,8% della popolazione mondiale contro l’8% nel 2019 e il 9,3% nel 2020. Una persona su dieci in tutto il mondo soffre la fame.
Circa 2,3 miliardi di persone nel mondo (29,3%) erano in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave nel 2021, 350 milioni in più rispetto a prima dello scoppio della pandemia di Covid. Quasi 924 milioni di persone (l’11,7% della popolazione mondiale) hanno dovuto affrontare livelli gravi di insicurezza alimentare, con un aumento di 207 milioni in due anni.
La fame si accompagna con la disuguaglianza, è più diffusa fra le donne rispetto agli uomini e rappresenta una minaccia totale per i bambini. Nel 2021 continua ad aumentare il divario di genere nell’insicurezza alimentare, che colpisce il 31,9% delle donne nel mondo rispetto al 27,6% degli uomini,. Un divario fra l’altro in aumento rispetto al 2020.
C’è poi l’accesso al cibo e alla dieta sana, negato a oltre 3 miliardi di persone al mondo. Secondo il dossier della Fao e delle Nazioni Unite, quasi 3,1 miliardi di persone non potevano permettersi una dieta sana nel 2020. Con un aumento di 112 milioni di persone rispetto al 2019. Questo riflette gli effetti dell’inflazione sui prezzi alimentari al consumo che derivano dall’impatto della pandemia e delle misure per contenerla.
La fame dei bambini: circa 45 milioni di bambini al mondo al di sotto dei cinque anni soffrono di deperimento, la forma più letale di malnutrizione, che aumenta il rischio di morte dei bambini fino a 12 volte. Ci sono 149 milioni di bambini sotto i cinque anni con una crescita e uno sviluppo stentati a causa di una cronica mancanza di nutrienti essenziali nella dieta. Al contrario si muove la pandemia dell’obesità con 39 milioni di bambini in sovrappeso. Le stime dicono che nel 2020 erano in sovrappeso il 5,7% dei bambini in tutto il mondo.
Se questi sono i numeri di metà 2022, gli eventi del resto dell’anno non fanno presagire miglioramenti. Anche in caso di una ripresa economica mondiale, nel 2030 ci saranno ancora quasi 670 milioni di persone (l’8% della popolazione mondiale) che soffriranno la fame. Le proiezioni restituiscono un numero simile a quello del 2015 quando venne lanciato l’obiettivo di sviluppo sostenibile di porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione entro la fine di questo decennio.
Ci si muove insomma all’indietro, anche con le proiezioni più rosee che si scontrano con una realtà fatta di una fame che avanza per l’impatto di crisi multiple.
Sempre secondo recenti proiezioni, il prossimo anno il numero di persone che soffriranno la fame in Africa occidentale e centrale raggiungerà il massimo storico di 48 milioni di persone – fra queste 9 milioni di bambini – se non si troveranno presto soluzioni urgenti e durature per affrontare questa crisi (Unicef) (3).
‘Ogni anno, 11 milioni di persone muoiono a causa di diete malsane – ha detto in occasione del lancio di SOFI 2022 il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus – L’aumento dei prezzi del cibo significa che la situazione non farà che peggiorare. L’OMS sostiene gli sforzi dei paesi per migliorare i sistemi alimentari tassando i cibi malsani e sovvenzionando le opzioni salutari, proteggendo i bambini dal marketing dannoso e garantendo chiare etichette nutrizionali. Dobbiamo lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi nutrizionali globali del 2030, combattere la fame e la malnutrizione e garantire che il cibo sia una fonte di salute per tutti”.
Ma perché il mondo è più affamato che mai? La crisi alimentare che il mondo sta attraversando è frutto di una ‘combinazione letale’ di più fattori (4). Fra questi, i conflitti sono la principale causa della fame: il 60% di chi soffre la fame vive in aree colpite da violenze e guerre. Pesano gli choc climatici. Gli eventi meteo estremi come le prolungate siccità distruggono vite, mezzi di sostentamento e raccolti, costringono le persone a migrare e compromettono l’accesso al cibo. Ci sono poi gli choc economici causati prima dalla pandemia da Covid, poi dalla guerra in Ucraina, con l’esplosione dei prezzi alimentari, dell’inflazione e la crisi energetica.
Si legge nel rapporto SOFI 2022: ‘Le cose non sono migliorate molto nella prima metà del 2022. Gli effetti persistenti della pandemia di Covid-19 continuano a ostacolare il progresso e a creare battute d’arresto, contribuendo a un quadro lento e misto di ripresa economica tra i paesi che indebolisce anche gli sforzi per porre fine alla fame, all’insicurezza e alla malnutrizione in tutte le sue forme. La guerra in Ucraina sta anche interrompendo le catene di approvvigionamento e influenzando i prezzi globali di grano, fertilizzanti ed energia. I prezzi globali del cibo e dell’energia sono in aumento e hanno raggiunto livelli che non si vedevano da decenni. Le prospettive di crescita economica globale per il 2022 sono state riviste in modo significativo al ribasso. La crescente frequenza e intensità degli eventi climatici estremi continuano a essere i principali fattori di disturbo della produzione agricola e delle catene di approvvigionamento, incidendo sulla sicurezza alimentare, sulla nutrizione, sulla salute e sui mezzi di sussistenza in molti paesi’.
Sabrina Bergamini
(1) The State of Food Security and Nutrition in the World – SOFI 2022 https://www.fao.org/3/cc0639en/online/cc0639en.html
https://www.fao.org/3/cc0639en/online/sofi-2022/conclusions.html
(2) La pandemia della fame https://www.egalite.org/2021-la-pandemia-della-fame/