In larga parte dell’Africa alle donne è negato acquisire la proprietà della terra, con effetti di grave impedimento alla loro emancipazione sociale. Sul tema pubblichiamo la traduzione di un articolo della dottoressa Esther Ngumbi, Assistant Professor presso il Dipartimento di Entomologia presso l’Università dell’Illinois a Urbana Champaign, Illinois.
Ngumbi è Senior Food Security Fellow con New Voices, The Aspen Institute ed è anche mentore per l’agricoltura della Clinton Global University Initiative (CGIU).
Ad aprile 2021, in Kenya le residenti di un villaggio di sole donne, fondato nel 1990, hanno finalmente ottenuto la proprietà del loro appezzamento di terra. In Tanzania, il governo ha dichiarato il proprio impegno a promuovere l’uguaglianza nell’accesso, nella proprietà e nell’uso della terra, osservando che lo sviluppo economico delle donne è strettamente legato alla facilità con cui le donne possono accedere alla terra.
Si tratta di sviluppi che devono essere celebrati, soprattutto perché le donne africane dipendono dalla terra per alimentare l’agricoltura, che è una fonte di sostentamento per il 70% del continente.
Celebriamo questi piccoli passi, ma resta ancora molto da fare per raggiungere l’uguaglianza di genere nella proprietà della terra.
In Kenya, ad esempio, le donne possiedono meno del 2% di tutta la terra titolata anche se, secondo un rapporto di analisi di genere del Kenya USAID del 2020, quasi il 55% lavora in agricoltura. In Malawi, invece, le donne lottano ancora per ottenere questo diritto.
A livello globale, secondo il World Economic Forum, le donne, comprese quelle del continente africano, possiedono meno del 20 per cento della terra del mondo. Dati non confortanti.
Le donne dovrebbero avere pari accesso alla proprietà terriera. Da un punto di vista economico, la terra e il diritto a possederla sono un elemento fondamentale per il progresso dell’agricoltura e dei programmi di sviluppo sostenibile. Inoltre, la mancanza di accesso alla terra per le donne ostacola la loro capacità di accedere ai servizi finanziari, oltre che alle iniziative e ai programmi di sviluppo agricolo.
Questo senza considerare che la mancanza dei diritti sulla terra in cui le donne vivono espone le stesse ad abusi e le priva dei diritti civili. Le donne alle quali non vengano garantiti i diritti fondiari, sono maggiormente vulnerabili, inscindibilmente legate alle sorti del loro capo-famiglia e in balia di insicurezze e prospettive nel caso in cui gli succeda qualcosa.
Un recente studio in Lesotho e Zimbabwe ha evidenziato collegamenti tra la mancanza di proprietà fondiaria e le prestazioni imprenditoriali.
In Etiopia, un altro studio ha rivelato collegamenti tra l’adozione di un’agricoltura sostenibile e la mancanza di accesso o diritti alla terra.
Studi che mostrano l’importanza delle donne non nell’agricoltura, ma anche nell’economia locale e nella sostenibilità.
Per questo, è importante che ogni donna, indipendentemente dal paese in cui vive – sviluppato o in via di sviluppo – abbia lo stesso diritto alla terra. I diritti di proprietà fondiaria delle donne devono essere questioni di primaria importanza per i governi e i politici. In particolare, gli Stati dovrebbero rivedere le proprie politiche e leggi sulla terra, al fine di garantire che le donne abbiano pari diritti di proprietà fondiaria.
Una sfida che può essere supportata da diverse pratiche come il riconoscimento dei diritti fondiari consuetudinari delle donne, la demarcazione della terra comunitaria e titoli collettivi, l’istituzione di sistemi di amministrazione fondiaria decentralizzata e programmi di registrazione fondiaria sensibili al genere.
Bisogna inoltre considerare i vantaggi che possono derivare da un miglioramento dei diritti di proprietà fondiaria. Infatti, i titoli fondiari possono essere utilizzati come garanzia per l’accesso al credito per gli investimenti agricoli, permettendo alle donne di fare investimenti a medio e lungo termine sulla loro terra.
Passaggi che possono facilitare il raggiungimento di tre obiettivi di sviluppo sostenibile: eliminare la povertà (SDG 1), porre fine alla fame (SDG2) e l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di donne e ragazze.
Quando le donne prosperano perché hanno uguali diritti, compreso un uguale accesso alla terra, tutti ne traggono vantaggio, comprese le loro famiglie, comunità, paesi e il nostro mondo globale.
Traduzione a cura di Silvia Giordanengo
Avvocata civilista, master in Food, Law and Finance.