Miglioramento genetico, Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA). O anche NBT (New Breeding Techniques), o Gene Editing (GE). Sono giochi di parole, perifrasi atte a designare i nuovi OGM con termini che non destino preoccupazioni nei cittadini meno attenti. Il grande bluff.
L’impero degli OGM si è affermato su scala planetaria in due soli decenni. E ha consentito a 6 Corporation, ora 4 (le c.d. Big 4) di realizzare il dominio assoluto sulle produzioni agricole delle poche commodities su cui oggi si fonda la nutrizione umana. Mediante controllo diretto su oltre il 60% delle vendite totali di pesticidi e sementi. E così, sulla sussistenza delle popolazioni nonché l’economia dei diversi Paesi.
‘Chi controlla il petrolio controlla gli Stati, chi controlla il cibo controlla i popoli’. (Henry Kissinger)
La quasi totalità delle sementi OGM finora utilizzate – come si è dimostrato nel sempre attuale ebook gratuito ‘OGM, la Grande Truffa’ – risponde alla sola esigenza di consentire alla pianta (e a essa soltanto) di resistere all’irrorazione dei campi con erbicidi venefici ad ampio spettro. Come il 2,4-D (ingrediente a base dell’Agente Orange, arma chimica utilizzata dagli USA per devastare il Vietnam e le sue popolazioni) il glifosato e il dicamba, destinato a succedervi.
La produzione e vendita di sementi OGM, a ben vedere, è strumentale a quella degli agrotossici. I quali infatti rappresentano il core business delle Big 4, di valore triplo e marginalità infinitamente superiori. I prezzi dei semi OGM devono venire mantenuti in linea con quelli dei semi tradizionali, affinché gli agricoltori possano credere nella convenienza della scelta dei primi.
Gli agrotossici viceversa possono venire venduti a prezzi ben superiori rispetto ai costi di produzione. Tanto più considerato che:
– gli agricoltori convertiti ad agrotossici e OGM abbandonano le tecniche agronomiche tradizionali (es. sovescio, rotazione) in nome del ‘nuovo che avanza’ (cit. Michele Serra),
– i suoli trattati regolarmente con agrotossici accumulano tossicità e inaridiscono in via irrimediabile. (1)
Si genera così una dipendenza assoluta degli agricoltori dai colossi agrochimici, in una relazione di forza invincibile. Le rese della produzione agricola non sono incrementate, in barba alle false promesse. I costi sono invece aumentati e continuano ad aumentare, goccia (di erbicida) dopo goccia, mentre i listini delle derrate agricole sono rimasti stabili.
I consumi di glifosato e altri agrotossici sulle colture OGM sono accresciuti in misura straordinaria. (2) Da 2 a 4 volte in più rispetto alle promesse commerciali, sulle colture di soia OGM RoundUp-Ready (o Glyphosate-Tolerant, GT) che rappresenta il 94-100% delle produzioni nel continente americano, il 77% a livello globale.
Il core business delle Big 4 è dunque sfavorevole ai loro stessi clienti, i quali tra l’altro espongono in primo luogo se stessi e le loro famiglie a gravi pericoli per la salute. Come ammonito, tra l’altro, nei rapporti di ONU (2017) e UNICEF (2018).
I nuovi OGM, al pari di quelli ‘classici’, sono realizzati mediante attività di ingegneria genetica. Un ramo della scienza la cui evoluzione è di per sé compatibile con l’interesse pubblico a sviluppare nuove specie di potenziale interesse in diversi settori, quello medico soprattutto. Le biotecnologie – definite come ‘le applicazioni tecnologica che si serve dei sistemi biologici, degli organismi viventi o di derivati di questi per produrre o modificare prodotti o processi per un fine specifico’ (2) – hanno raggiunto un apprezzabile livello di maturazione, in particolare nella produzione in laboratorio di alcuni farmaci (es. insulina, vaccini).
Le nuove tecniche di editing genomico esigono peraltro altrettante cautele – a seguito dell’adozione di nuovi criteri di analisi del rischio – prima che gli organismi vengano deliberatamente immessi nell’ambiente.
Gli scienziati non sono affatto in grado di prevedere l’interazione delle loro ‘creature’ con una matrice complessa come l’ecosistema, tanto più sul medio e lungo termine. Come ha evidenziato tra l’altro uno dei più grandi esperti di ingegneria genetica, il prof. Michael Antoniou del King’s College di Londra.
La martellante retorica sui nuovi OGM, ripresa da ultimo nella Comunicazione 20.5.20 della Commissione europea sulla Strategia Farm to Fork (f2f) – riecheggia le stesse bugie utilizzate per promuovere la de-regolamentazione degli OGM ‘classici’, a fine anni ‘90 del secolo scorso. Ora come allora si riferisce alle straordinarie prospettive dell’ingegneria genetica per incrementare le rese colturali, ridurre gli input in agricoltura (e segnatamente gli agrotossici, come falsamente si prometteva con il mais Bt), risolvere il problema della food security.
Al di là della retorica e dell’interesse generale e astratto verso l’evoluzione della scienza, bisogna però comprendere gli obiettivi concreti dei singoli progetti. Ed è qui purtroppo che casca l’asino. Laddove il primo NBT immesso (fuorilegge) in Europa dal leader sementiero di settore è un’indivia modificata geneticamente per resistere al glifosato. E l’ultimo NBT balzato alle cronache d’Oltreoceano è il mais MON 87429, progettato da Monsanto per resistere – esso soltanto – a 5 dei più micidiali erbicidi a largo spettro. Glifosate, dicamba, 2,4-D, glufosinate-ammonio e quizalofop. Nuovi OGM, vecchia logica, stessi protagonisti.
L’ecoagricoltura – o agricoltura biologica – è la sola via di salvezza da questo florilegio del pianeta e di chi lo abita.
#Égalité, #NoPesticidi!
Dario Dongo
Note
(1) L’uso intensivo e costante di agrotossici rende del tutto inservibili anche i terreni adibiti alle coltivazioni di palma da olio. V. paragrafo La disperazione e la povertà nell’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/olio-di-palma-reportage-filippine
(2) United Nations (1992). Convention on Biological Diversity. https://www.cbd.int/convention/text/
(3) Gesine Schütte, Michael Eckerstorfer, Martha Mertens et al. (2017). Herbicide resistance and biodiversity: agronomic and environmental aspects of genetically modified herbicide-resistant plants. Environ Sci Eur. 2017; 29(1): 5. doi: 10.1186/s12302-016-0100-y
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.