La pensione di invalidità civile – 285,66 euro al mese, alle persone totalmente inabili al lavoro per effetto di gravi disabilità – è illegittima. La Corte costituzionale, con sentenza, 23.6.20, ordina allo Stato di aumentarla a 516,46 euro. Un piccolo passo avanti. Ma i diritti, quali sono?
La Corte Costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi sulla compatibilità di una pensione di 285,66 € mensili, nel 2020, con i diritti di mantenimento e assistenza sociale affermati nel 1948 a favore delle persone inabili al lavoro e sprovviste dei mezzi necessari per vivere.
‘Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.’ (Costituzione della Repubblica italiana. Articolo 38, comma I)
La questione è stata sollevata dalla Corte d’Appello di Torino, in relazione al caso di una persona affetta da tetraplegia spastica neonatale. Un caso dei tanti, quello di un essere umano non in grado di eseguire i gesti necessari a sopravvivere, né di comunicare con l’esterno.
I supremi togati hanno statuito che 286 euro mensili non bastano a garantire il mantenimento e l’assistenza sociale degli invalidi totali poveri in canna.
Un milione (di lire) al mese, pari a 516,46 euro, deve perciò venire riconosciuto, secondo la Corte, a tutti gli invalidi civili totali dai 18 anni in su il cui reddito sia inferiore a 6.713,98 euro. Senza bisogno di attendere i 60 anni, come invece ora previsto.
L’assegno mensile di 516 euro corrisponde di fatto all’importo minimo di vari trattamenti pensionistici, come aggiornato nel 2011. (1) E non è certo facile, per i guardiani della Costituzione, che ogni giorno guadagnano tale somma, valutare quanto sia necessario a mantenersi agli ultimi degli ultimi.
La decisione non ha effetto retroattivo e verrà applicata a partire dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Rimane ferma la possibilità per il legislatore, secondo la Corte, di ‘rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purché idonee a garantire agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione’.
L’assistenza sociale a cui la Costituzione riferisce interessa in varia misura 3,1 milioni di persone in Italia, pari al 5,2% della popolazione italiana.E le loro famiglie, che nel 28,7% dei casi sono afflitte da deprivazione materiale. (3)
La quasi assenza dell’assistenza sociale di fatto costringe i familiari delle persone con disabilità a dedicare le proprie vite alla loro assistenza. Un lavoro estenuante, senza turni di riposo né ferie, in supplenza delle istituzioni pubbliche che tuttavia non riconoscono ai c.d. caregiver alcuna tutela. (4)
La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità addirittura prevede il diritto a una vita indipendente, per i disabili gravi. Un’utopia in un Paese ove i servizi assistenziali di base, che ancora mancano a molti, sono ancora sospesi a causa dell’emergenza Covid-19.
L’articolo 38 della Costituzione italiana, richiamato nella sentenza odierna, prevede tra l’altro che ‘Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale’. Ma a tutt’oggi l’82% delle scuole italiane è inaccessibile agli studenti con disabilità sensoriali e a malapena 1 scuola su 3 è priva di barriere architettoniche, come rileva Istat nel proprio rapporto 6.2.20.
Le barriere architettoniche sono ubiquitarie, a 34 anni dall’entrata in vigore della legge dello Stato che ne ha disposto l’abbattimento. E la mobilità personale delle persone con disabilità, a sua volta stabilità nella Convenzione ONU, è a sua volta negata.
Quali diritti?
Dario Dongo
Note
(1) Legge 448/2011, articolo 38
(2) Aldo Cazzullo. La difesa dei giudici della Corte, «Nessuna valutazione economica». Corriere della Sera, 21.5.15
(3) Istat, rapporto 3.12.19 ‘Conoscere la disabilità’
(4) Si veda la testimonianza di un caregiver familiare, padre di un giovane con disabilità grave, su https://www.egalite.org/se-questo-e-uno-stato-disabilita-gravi-e-caregiver-familiari/
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.