La pandemia Covid-19, dichiarata da WHO (World Health Organization) l’11.3.20, ha condotto alla chiusura delle scuole in almeno 185 Paesi del mondo. L’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) riferisce a:
– 1,54 miliardi di bambini e giovani iscritti a scuola e università (>89% della popolazione studentesca globale) non frequenta gli istituti per esigenze di contenere il contagio. Così il digital divide rischia di trasformarsi in education divide, a discapito degli studenti dei Paesi e delle famiglie più povere. Il grande numero comprende
– 743 milioni di ragazze (dati al 31.3.20). Le ragazze adolescenti, sottolinea UNESCO, sono esposte agli ulteriori rischi del gender gap, anche nell’accesso ai dispositivi informatici familiari e così all’istruzione. Oltre a maggiori pericoli di sfruttamento sessuale e matrimoni forzati,
– oltre 111 milioni di ragazze vivono in contesti di estrema povertà, vulnerabilità economica e crisi, in Paesi a basso-medio reddito (Low-Middle Income Countries, LMIC). Con peculiare aggravamento delle disparità di genere. (1)
Una cascata di problemi scorre a valle della chiusura delle scuole. Gli Stati devono intervenire con tempestività ed efficacia per tamponare le ferite più gravi. Le raccomandazioni UNESCO, in breve:
– interruzione dell’apprendimento, a svantaggio degli studenti con minori opportunità educative esterne alla scuola. A causa del digital divide ma anche delle risorse culturali familiari. Due fattori che sono associati, nel crony capitalism dominante, ai redditi di famiglia anziché ai meriti dei singoli,
– food security. Molte famiglie affidano ai pasti scolastici (gratuiti o a prezzi calmierati) la nutrizione essenziale dei loro bambini e giovani. Niente scuola, niente garanzia di cibo,
– protezione da rischi esterni, sociali e ambientali (ivi compresi fenomeni di bullismo e maltrattamenti familiari). I quali possono compromettere la salute fisica e mentale e la crescita armoniosa dei ragazzi,
– isolamento sociale. ‘Le scuole sono il fulcro dell’attività sociale e dell’interazione umana. Quando le scuole chiudono, molti bambini e giovani perdono il contatto sociale che è essenziale per l’apprendimento e lo sviluppo’,
– minore assistenza all’infanzia, laddove i genitori lavorino e siano perciò costretti a lasciare i bambini da soli,
– perdita del lavoro dei genitori costretti a custodire i figli, in supplenza alle istituzioni,
– aumento dei tassi di abbandono scolastico. Poiché ‘è una sfida assicurare che bambini e giovani tornino e rimangano a scuola quando le scuole riaprono, specialmente dopo una chiusura prolungata’. (2)
L’Italia non è preparata alla didattica a distanza. I computer e tablet, così come le connessioni affidabili e veloci, sono ancora carenti. Nelle famiglie con bambini e ragazzi in età scolare, ma anche nel personale docente. Il quale infatti – in difetto di dotazione degli strumenti indispensabili da parte del ministero dell’Istruzione – non è (né potrebbe) obbligato a tenere le lezioni a distanza. (3)
1 su 3 famiglie in Italia (33,8%), quasi 2 su 3 al mezzogiorno (58,4%), non ha computer né tablet a casa. Il 57% la metà dei ragazzi italiani condivide questi strumenti con il resto della famiglia, solo un terzo di loro ha competenze tecnologiche elevate. Solo il 6,1% vive in famiglie ove è disponibile almeno un dispositivo per ciascuno. (4)
Raggiungere gli studenti individualmente è indispensabile alla didattica a distanza, ma è ancora impossibile a molte famiglie.
Il governo italiano dichiara di avere stanziato 70 milioni, nel decreto ‘Cura Italia’, dedicati all’acquisto di device.
Altri 80 milioni di euro – annuncia la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina – verranno ora dedicati all’acquisto di pc, tablet e dispositivi per la connessione internet, dedicati alle scuole del I ciclo, primaria e secondaria di I grado. ‘Con l’obiettivo di arrivare fino all’ultimo dei nostri studenti e garantire a tutti, in questo momento di difficoltà, la possibilità di accedere alla didattica a distanza’. (5)
È sempre più chiaro, tra l’altro, come questo problema vada affrontato non solo qui e ora, ma anche in una prospettiva di medio e lungo periodo, nelle c.d. fase 2 e fase 3. A maggior ragione ove si consideri che la stessa Commissione europea – nel definire i criteri generali per la progressiva revoca delle misure di contenimento del contagio da coronavirus (fase 2)- ha indicato la necessità di ridurre la densità nelle aule scolastiche e di ricorrere più diffusamente all’e-learning.
Dario Dongo e Sabrina Bergamini
Note
(1) Covid-19 school closures around the world will hit girls hardest. UNESCO. 31.3.20,
https://en.unesco.org/news/covid-19-school-closures-around-world-will-hit-girls-hardest
(2) COVID-19: with half of world’s student population out of school, UNESCO launches coalition to accelerate remote learning solutions. UNESCO. 18.3.20,
(3) La connessione ADSL non viene neppure rimborsata agli insegnanti della scuola pubblica in Italia. V. Ministero Istruzione, FAQ Carta del docente 2019-2020, punto 4. 9.4.20, https://cartadeldocente.istruzione.it/static/Aggiornamento_FAQ_Cartadocente.pdf
(4) Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi. Istat. 6.4.20 https://www.istat.it/it/files//2020/04/Spazi-casa-disponibilita-computer-ragazzi.pdf
(5) Didattica a distanza, in arrivo altri 80 milioni da risorse PON per l’acquisto di pc e tablet nelle scuole del I ciclo. Azzolina: ‘Lavoriamo per arrivare fino all’ultimo dei nostri studenti’. Ministero dell’Istruzione. Comunicato stampa 17.4.20, https://www.miur.gov.it/web/guest/-/didattica-a-distanza-in-arrivo-altri-80-milioni-da-risorse-pon-per-l-acquisto-di-pc-e-tablet-nelle-scuole-del-i-ciclo-azzolina-lavoriamo-per-arrivare-
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.