Il fiorente business delle armi e dei servizi militari – i cui primi cento produttori, a livello globale (SIPRI Top 100), hanno registrato ricavi per US$ 597 miliardi nel 2022 (1) – è destinato a crescere in misura sostanziale grazie alle crescenti ‘tensioni geopolitiche’.
I principali azionisti nell’industria della guerra, combinazione, sono i tre fondi d’investimento che con US$ 20,7 trilioni (20.700 miliardi) aspirano a dominare il pianeta, oltreché il nostro cibo (2,3). Breve analisi su business e politica UE.
Il conflitto in Ucraina ha fatto aumentare la domanda di armi nel 2022. Gli sforzi di aumentare la capacità produttiva erano stati peraltro ostacolati, in molte industrie, da carenza di manodopera, aumento dei costi e interruzioni della catena di approvvigionamento. La produzione di armi – nel 2022, a raffronto con il 2021 – risulta distribuita come segue.
USA. Le entrate totali in armi delle 42 aziende nella ‘SIPRI Top 100’ con sede negli Stati Uniti sono diminuite (-7,9%), pur rimanendo al primo posto con un fatturato complessivo di US$ 302 miliardi.
Russia. Solo due industrie russe sono state incluse nella ‘SIPRI Top 100’ del 2022, per mancanza di dati. Il loro fatturato aggregato in armi è sceso (-12%), fino a US$ 20,8 miliardi.
Asia e Oceania. Il fatturato complessivo delle 22 aziende di Asia e Oceania nella nella ‘SIPRI Top 100’ è aumentato (+3,1%), fino a raggiungere US$ 134 miliardi.
Europa. I ricavi delle 26 industrie europee nella ‘SIPRI Top 100’ sono lievemente aumentati (+0,9%), per superare US$ 121 miliardi.
Medio Oriente. Il fatturato delle armi delle 7 aziende nella ‘SIPRI Top 100’ con sede in Medio Oriente è aumentato in misura più sostanziale (+11%), fino a toccare US$ 17,9 miliardi. (1)
L’economia di guerra innescata dal conflitto tra l’Occidente e la Russia ha dato il via a grandi ordini – dagli Stati Uniti e molti Paesi europei – di specifiche categorie di armi destinate a conflitti ad alta intensità. Tra queste i sistemi di difesa aerea, munizioni, veicoli blindati, sistemi di artiglieria e missili, droni (unmanned aerial vehicles, UAV) e altri sistemi senza equipaggio.
Le industrie che producono e forniscono a USA e UE grandi volumi delle armi necessarie in una guerra di logoramento come quella ucraina hanno perciò registrato un significativo aumento della domanda, con aumento dei ricavi da armi già nel 2022. La turca Baykar, che produce UAV utilizzando per lo più componenti non standard, ha così raddoppiato (+94%) i suoi ricavi da armi. (1)
I gruppi industriali specializzati in armi per conflitti ad alta intensità rappresentano oggi gli investimenti più profittevoli per chi controlla l’economia, e la politica, a livello planetario. Alcuni esempi a seguire:
– Lockheed Martin (USA), US$ 67,6 miliardi di fatturato 2023. I primi quattro azionisti sono State Street Corporation (15,6%), Vanguard Fiduciary Trust Co. (9,1%), BlackRock Advisors LLC (6,6%), Charles Schwab Investment Management (2,3%). A seguire Geode Capital Management LLC (1,7%)
– Raytheon Technologies (USA), US$ 68,9 miliardi di ricavi nel 2023. Ancora una volta i primi investitori sono Vanguard Fiduciary Trust Co. (9,3%), State Street Corporation (9,1%), BlackRock Advisors LLC (6,9%), Geode (2,1%)
– General Dynamics Corp (USA), US$ 42,3 il fatturato 2023. Vanguard il primo investitore, con due fondi che esprimono il 16% delle azioni. Nella top ten si ritrovano anche BlackRock (4,6%) e State Street (3,7%)
– BAE Systems (UK), US$ 29,1 di fatturato 2023. BlackRock al secondo posto con due fondi che esprimono il 6,8% delle azioni, Vanguard al quinto posto (3,4%) dopo Barclays (4%). Spicca altresì il ruolo di Capital Research and Management (9,8%), presente altresì in tutte le società sopra citate
– Thales (Francia), US$ 18,9 miliardi di ricavi nel 2023. Governo francese al primo posto (26%), seguito da Dassault Aviation (a cui partecipa Airbus, in quota 10,3%) e altri azionisti francesi
– Elbit Systems (Israele), US$ 6 miliardi di fatturato nel 2023. Vanguard Fiduciary Trust Co. è il quinto azionista, se pure con una partecipazione minore (1,8%)
– Rheinmetall (Germania), US$ 7,2 miliardi di fatturato nel 2023. Capital Research and Management, tra gli investitori di punta delle industrie USA, ne è il primo azionista (5%)
– MBDA (UE). US$ 4,9 miliardi di fatturato nel 2023, con nuovi ordini per US$ 9,9 miliardi e un portafoglio ordini complessivo per US$ 28 miliardi. Affari d’oro per gli azionisti Airbus (37,5%), BAE Systems (37,5%) e Gruppo Leonardo (Italia, 25%)
– Israel Aerospace Industries, US$ 5,3 miliardi di ricavi (2023). Unico azionista lo Stato di Israele
– Saab (Svezia). Oltre il 90% dei suoi US$ 4,5 miliardi di ricavi (2023) riguarda le vendite militari, con record di ordini per US$ 13 miliardi. Fondi d’investimento e banche svedesi i principali azionisti
– Hanwha Aerospace (Corea del Sud). US$ 7 miliardi di fatturato nel 2023, +250% rispetto al 2022. State Street Corporation è il quinto azionista. (4)
La guerra è estremamente profittevole per gli investitori privati nell’economia ‘liberale’ e ‘democratica’, grazie a commesse miliardarie su merci ad alta marginalità che drenano risorse pubbliche in nome della ‘sicurezza nazionale’. Accordi segreti tra politici e vertici industriali, senza badare a spese da affrontare con necessità e urgenza.
Le devastazioni e i genocidi a loro volta consentono di bruciare il capitale fittizio, cioè le bolle finanziarie sull’economia reale. (5) Oltre ad alimentare nuovi flussi di investimenti, nell’economia post-bellica. Rimane soltanto da chiedersi quali siano i veri autori delle politiche internazionali belliciste, i politici o i grandi investitori?
Ursula von der Leyen – dopo lo ‘Pfizergate’ che la vede ora sotto indagine per l’acquisto di € 20 miliardi di vaccini, in possibile conflitto d’interessi (6,7,8) – ha tra l’altro ‘ripensato’ la strategia multi-miliardaria del ‘Green Deal’ per indirizzare le risorse pubbliche degli Stati membri verso nuove opportunità di remunerazione degli aspiranti padroni del mondo.
La ‘shock doctrine’ preconizzata da Naomi Klein nel 2007 ha trovato piena attuazione sia nell’era Covid, sia in quella successiva tuttora in corso. L’occasione ucraina è stata colta al balzo per innescare prima la crisi energetica – con giga-speculazioni ed extra-profitti dei soliti noti (9) – e poi la corsa agli armamenti. Come sempre, a spese delle popolazioni.
Gli amministratori delegati dei gruppi Leonardo e Rheinmetall hanno celebrato la Pasqua invocando la rinascita del complesso bellico europeo (10,11). Ursula von der Leyen, del resto, ha annunciato di volersi riproporre alla guida della Commissione europea proprio in nome di un nuovo ‘orizzonte 2030’. Che non riguarda più i ‘Sustainable Development Goals’ adottati nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, (12) bensì un sostanzioso impegno militare.
Il Partito Popolare Europeo – nel sostenere Ursula von der Leyen (combinazione, ex-ministra della difesa in Germania) – conduce perciò un bellicoso programma elettorale ove si prevede di destinare ingenti risorse pubbliche alla costruzione di ‘forze europee integrate’. L’Unione Europea dovrebbe destinare subito almeno € 100 miliardi, secondo il commissario Thierry Breton, per sostenere l’industria europea delle armi. Carri armati e missili anziché aiuti agli agricoltori e alle persone indigenti. (13)
I ‘Socialisti e Democratici’ a loro volta affermano ‘la consapevolezza che c’è una questione esistenziale per il continente, per l’UE’. Il loro eurodeputato estone Sven Mikser è così giunto a dichiarare a Euronews che ‘abbiamo scontato collettivamente il dividendo della pace per troppo tempo’. (13) Del resto tutti – ‘conservatori’ e liberali, euroscettici e addirittura gli ambientalisti, con la sola eccezione di ‘The Left’ – hanno finora appoggiato le proposte belligeranti della Commissione von der Leyen.
Quale futuro per i nostri figli? Leva obbligatoria in Europa per offrire nuova carne da cannone ai signori della guerra? Un milione di morti in due anni nei soli Oblast orientali dell’Ucraina non sono bastati? Dobbiamo ‘regalare’ altre centinaia di miliardi di euro in armi, per ‘difendere’ i popoli russofoni dai russi? O forse il vero obiettivo è una vera grande guerra, con ordigni nucleari magari anche solo ‘tattici’, tra l’Europa e chi la ha salvata dall’occupazione nazista con il più grave tributo di sangue?
#PaceTerraDignità – il movimento a cui chi scrive aderisce, candidandosi alle elezioni europee del 6-9 giugno 2024 nel Collegio Nord-est (Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Province di Trento e Bolzano) – ha le idee molto chiare sul da farsi. L’Unione Europea – già epicentro di due guerre mondiali – deve assumere uno status di neutralità assoluta. Stop agli investimenti militari e alle forniture pubbliche di armi a Paesi terzi. Via libera ai negoziati per una pace duratura.
Investiamo risorse pubbliche in beni e servizi pubblici. Sanità, istruzione, reddito minimo e pensione sociale dignitosa, assistenza sociale. Vogliamo promuovere il multilateralismo e la cooperazione internazionale, anche sulla via della Seta. (14) Per una crescita condivisa il cui primo obiettivo è favorire il benessere di tutte le popolazioni e tutti gli individui, nessuno escluso. Vogliamo investire nella ricerca per curare, anziché devastare le persone e gli ecosistemi.
#PaceTerraDignità. Il nostro programma, non in vendita
Dario Dongo
(1) Xiao Liang, Lorenzo Scarazzato, Dr Lucie Béraud-Sudreau, Dr Nan Tian, Dr Diego Lopes da Silva, Eero Kristjan Sild.
The SIPRI Top 100 Arms-producing and Military Services Companies, 2022. SIPRI (Stockholm, December, 2023). https://doi.org/10.55163/UJNP6171
(2) Theo Andrew. Bernie Sanders: BlackRock, Vanguard and State Street ‘oligarchy’ threatens democracy. ETF stream. 2.1.24 https://tinyurl.com/3s8f8k9u
(3) Dario Dongo. I tentacoli della finanza sulla sovranità alimentare e il nostro cibo. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.3.24
(4) Fonte Market Screener, 30.3.24
(5) Il capitale fittizio può venire definito come l’enorme massa di titoli di credito che non è sostenuta da una base produttiva e dallo scambio di merci, nell’economia reale, in grado di valorizzare i titoli stessi.
È una ‘scommessa sulla futura ricchezza’ che, in quanto non ancorata a beni materiali (come l’oro, disancorato alla valuta dopo la fine dell’accordo di Bretton Woods), non è in grado di concretizzarsi e tende perciò a perdere valore. Le periodiche bolle finanziarie servono così alla distruzione contabile dei valori cartacei ma le guerre sono ben più efficaci.
La distruzione reale del capitale è infatti la premessa per ricostituirlo attraverso la produzione di armi, prima, e le successive opere di ricostruzione
(6) Cesare Sacchetti. Lo scandalo Pfizer-UE: Ursula von der Leyen ha guadagnato 760 milioni di dollari dai vaccini? La cruna dell’ago. 19.10.23 https://tinyurl.com/29epy42d
(7) Guy Boulianne. Here is an exclusive investigation by Romanian journalist, Adrian Onciu, entitled: “Ursula Von der Liar and her lost memories” (censored in Romania and the European Union) https://tinyurl.com/334k7vyd
(8) European prosecutors take over Belgian probe into Pfizergate. Politico. 1.4.24 https://tinyurl.com/3v8mw79s
(9) Dario Dongo. Gas ed energia elettrica, una crisi annunciata. GIFT (Great Italian Food Trade). 20.3.22
(10) “La guerra rischia di allargarsi. È il momento di prepararsi”: parola di Roberto Cingolani, l’ad di Leonardo che produce armamenti. Il Fatto Quotidiano. 31.3.24 https://tinyurl.com/5x2u95jn
(11) Le patron de Rheinmetall appelle l’UE à créer des champions européens de la défense. BFM business. 1.4.24 https://tinyurl.com/3vvrbvt2
(12) Dario Dongo. Sustainable Development Goals, SDGs. La sfida dell’umanità. Égalité. 5.9.19
(13) Jack Schickler. EU Policy. Von der Leyen’s Defence Union dream won’t come easy – or cheap. EuroNews. 1.4.24 https://tinyurl.com/y6bcwz3b
(14) Dario Dongo. Italia – Cina, rapporti e prospettive nella Belt and Road Initiative. GIFT (Great Italian Food Trade). 6.8.23
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.