Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) compie 45 anni. Il modello italiano di assistenza sanitaria universale, da sempre esemplare per il mondo intero, sta però perdendo efficienza sempre più rapidamente. Per ripristinarlo la fondazione GIMBE indica punti critici e soluzioni, e lancia due iniziative. (1)
Il 23 dicembre 1978 il Parlamento approvava a larghissima maggioranza la legge 833 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in attuazione dell’art. 32 della Costituzione. Ispirato da principi di equità e universalismo e finanziato dalla fiscalità generale, il sistema sanitario italiano rappresenta un modello di sanità pubblica esemplare, che ha permesso di tutelare la salute della popolazione.
Un modello peraltro incluso negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goal, SDGs): Realizzare la Universal Health Coverage (UHC) entro il 2030. (2)
La politica nazionale ha però demolito, legislatura dopo legislatura, l’impianto originario del SSN, come attestano i disservizi che chiunque può sperimentare.
‘La vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è sempre più condizionata dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute:
– interminabili tempi di attesa per una prestazione sanitaria o una visita specialistica,
– necessità di ricorrere alla spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure,
– pronto soccorso affollatissimi,
– impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa,
– enormi diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria’, dice Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE.
A dieci anni dall’avvio della campagna #SalviamoSSN, la Fondazione GIMBE lancia una rete civica nazionale con sezioni regionali per coinvolgere sempre più persone nella tutela e nel rilancio del SSN fondato su principi di universalità, uguaglianza, equità per tutelare un diritto costituzionale, e impedire che si degeneri in 21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato. (3)
Per valorizzare l’identità nazionale del SSN, inoltre, la Fondazione Gimbe auspica l’adozione di un logo ufficiale. All’obiettivo sono stati coinvolti la Presidenza della Repubblica, le Alte Cariche dello Stato e il ministero della Salute mediante richiesta formale inviata 4 dicembre 2023.
A queste e numerose altre attività consultabili nel sito, la Fondazione GIMBE somma la monografia ‘Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni. Lunga vita al Servizio Sanitario Nazionale!’, un prezioso testo che ripercorre le cause dell’affossamento del SSN e propone soluzioni. (4)
Fondazione GIMBE snocciola le ‘patologie’ del SSN con ricchezza di dettagli e numeri, svelando al cittadino i motivi dei disservizi sempre più assillanti.
L’inadeguato finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale si protrae da tre lustri. Negli ultimi 15 anni tutti i governi, di ogni colore, hanno tagliato risorse o non finanziato adeguatamente il SSN. Così,
– nel 2022 l’Italia supera in termini di spesa sanitaria pubblica pro-capite solo i Paesi dell’Europa meridionale (Spagna, Portogallo, Grecia) e quelli dell’Europa dell’Est, eccetto la Repubblica Ceca,
– rispetto alla media dei Paesi europei, invece, il sistema sanitario italiano risulta oggi sottofinanziato di 47,3 miliardi di euro,
– cumulando le differenze accumulate nel periodo 2010-2022 la cifra raggiunge circa 333 miliardi di euro.
L’attuale finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale è inadeguato al rilancio del SSN. L’involuzione viene ben rappresentata nella monografia di GIMBE.
– Negli anni 2020-2022 il FSN è cresciuto di € 11,6 miliardi, rispetto agli € 8,2 miliardi del decennio 2010-2019. Tuttavia, le ingenti risorse sono state interamente assorbite dall’emergenza pandemica e non hanno permesso di rafforzare in maniera strutturale il SSN, né di mantenere i conti delle Regioni in ordine.
– All’avvio della XIX Legislatura (governo Meloni, dal 13.10.22), con la Legge di Bilancio 2023 il governo ha aumentato il FSN di € 2,15 miliardi per il 2023 (di cui € 1,4 miliardi assorbiti dalla crisi energetica), di € 2,3 miliardi per il 2024 e di € 2,6 miliardi per il 2025.
Cifre irrisorie, anche in considerazione dell’inflazione acquisita che a settembre 2023 era del 5,7%, Peraltro, nel medio periodo non si intravede alcun programma di rilancio degli investimenti. Nella Nota di aggiornamento al DEF (NaDEF) del settembre 2023 il rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,6% del 2023 scende al 6,2% nel 2024 sino a toccare il 6,1% nel 2026, ben al di sotto del valore pre-pandemia del 2019.
– La Legge di Bilancio 2024 prevede un aumento il FSN di € 3 miliardi per il prossimo anno, € 4 miliardi per il 2025 e € 4,2 miliardi per il 2026. Tuttavia, nonostante il netto incremento del FSN nel 2024, non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico per la sanità pubblica. Infatti, circa € 2.400 milioni saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale sanitario dipendente e convenzionato, e gli incrementi previsti nel 2025 (+1%) e nel 2026 (+0,15%) sono talmente esigui che non riusciranno nemmeno a compensare l’inflazione, né l’aumento dei prezzi di beni e servizi.
La carenza di risorse continua a indebolire il SSN nelle sue componenti strutturale, tecnologica, organizzativa e, soprattutto, professionale.
‘A pagare le spese del progressivo definanziamento è stato infatti soprattutto il personale sanitario. La persistenza del tetto di spesa riferito al lontano 2004 ha prima ridotto la quantità di medici e soprattutto di infermieri, poi li ha progressivamente demotivati tanto che oggi si moltiplicano pensionamenti anticipati, licenziamenti volontari, fughe verso il privato o all’estero’, rimarca Cartabellotta.
L’uguaglianza e l’equità che hanno animato la creazione del SSN 45 anni fa sono polverizzate dall’evoluzione di 21 servizi sanitari regionali diseguali.
Nella maggior parte delle Regioni meridionali non vengono garantiti nemmeno i livelli essenziali di assistenza (LEA). Il monitoraggio 2021 dei LEA da parte del ministero della Salute documenta infatti che delle 14 Regioni adempienti solo 3 sono del Sud (Abruzzo, Puglia e Basilicata), tutte a fondo classifica.
‘E su questa frattura pende la mannaia dell’autonomia differenziata, che senza definire e finanziare i Livelli Essenziali delle Prestazioni, non potrà che amplificare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario Nord-Sud e violando il principio di uguaglianza nel diritto alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al SSN’, chiosa il presidente di Fondazione GIMBE.
La conseguenza della ‘frattura strutturale Nord-Sud’ è la crescita della migrazione dei cittadini dalle regioni meridionali a quelle settentrionali in cerca di cure sanitarie.
Il fenomeno vale 4,24 miliardi di euro (2021), che confluiscono da Sud verso 3 regioni settentrionali dove si concentra il 93,3% dei saldi attivi. Proprio le stesse Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto) che hanno già sottoscritto i pre-accordi per le maggiori autonomie.
Nel 2021, infatti, le Regioni con saldo positivo superiore a € 100 milioni sono tutte al Nord:
– Emilia-Romagna (€ 442 milioni),
– Lombardia (€ 271 milioni),
– Veneto (€ 228 milioni).
Le Regioni con saldo negativo maggiore di € 100 milioni sono invece tutte al Centro-Sud:
– Abruzzo (-€ 108 milioni),
– Puglia (-€ 131 milioni),
– Lazio (-€ 140 milioni),
– Sicilia (-€ 177 milioni),
– Campania (-€ 221 milioni),
– Calabria (-€ 252 milioni).
‘L’erogazione dell’assistenza sanitaria oggi risulta molto frammentata, troppo medico-centrica, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella socio-sanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti’, ricorda Cartabellotta.
Sprechi e inefficienze non mancano. Si pensi a
– eccesso di prestazioni da medicina difensiva,
– frodi,
– acquisti a costi eccessivi,
– complessità amministrative,
– inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra setting ospedalieri e territoriali.
Queste criticità meritano un’azione di recupero, ma il loro risanamento non è certo sufficiente a risanare il SSN.
Le strutture sanitarie private accreditate continuano ad aumentare, complice la mancanza di un’assistenza pubblica efficiente.
Ormai appresentano
– quasi la metà di quelle che erogano l’assistenza ospedaliera (48,6%),
– il 60,4% di quelle per la specialistica ambulatoriale,
– l’84% delle strutture destinate all’assistenza residenziale,
– il 71,3% delle strutture destinate all’assistenza semiresidenziale,
– il 78,2% delle strutture riabilitative. (5)
‘In occasione del suo 45° compleanno con le nostre iniziative vogliamo ribadire alla popolazione il valore inestimabile del SSN e l’inderogabile necessità di un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca in quel modello di sanità un pilastro della nostra democrazia, una conquista irrinunciabile e una grande leva per lo sviluppo economico del Paese. Oltre che un’alleanza tra tutti gli attori della sanità finalizzata a rinunciare ai privilegi acquisiti per rilanciare questo prezioso bene comune nell’esclusivo interesse delle persone’, conclude Cartabellotta.
Marta Strinati
(1) Fondazione GIMBE. Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni. GIMBE lancia la rete civica #SalviamoSSN e chiede al Presidente Mattarella un logo per il SSN. “Festa” di compleanno amara e con la mannaia dell’autonomia differenziata. 19.12.23 https://www.gimbe.org/pagine/341/it/comunicati-stampa
(2) Dario Dongo, Sabrina Bergamini. Copertura sanitaria universale, dichiarazione ONU. Égalité. 22.2.20
(3) Per aderire alla rete civica, compilare il form a questo link https://salviamo-ssn.it/salviamo-ssn/rete-individui.it-IT.html
(4) Nino Cartabellotta. ‘Il Servizio Sanitario Nazionale compie 45 anni. Lunga vita al Servizio Sanitario Nazionale!’ https://salviamo-ssn.it/var/contenuti/Monografia_SSN45.pdf
(5) Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale 2021. Ministero della Salute https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=3299