Coronavirus ha cambiato la vita degli abitanti di 210 Paesi del pianeta, secondo gli ultimi aggiornamenti (Worldometer, 18.4.20). E il digital divide, una delle varie espressioni di ingiustizia sociale, espone a maggior rischio la sicurezza e la salute delle persone in era Covid-19. (1)
La digitalizzazione – vale a dire l’accesso universale a internet a banda larga, la disponibilità e la capacità di utilizzare utilmente smartphone, tablet e pc – in era Covid è divenuta una questione di sicurezza e salute:
– la popolazione generale soggetta a quarantena (dall’11.3.20 in Italia) e altre misure di contenimento ha bisogno del web anzitutto per raccogliere notizie aggiornate sull’emergenza in corso. Nonché le norme e misure da seguire, nei vari ambiti territoriali, per contribuire all’appiattimento della curva dei contagi,
– le persone vulnerabili (es. anziani, disabili, immunocompromessi, persone con multimorbidità) che ora non possono e/o non devono uscire, solo grazie a internet hanno la possibilità di interagire efficacemente con il mondo esterno. Per l’acquisto di beni essenziali (es. spesa, farmaci), in primo luogo. Ma anche per poter accedere ai servizi di teleassistenza domiciliare,
– le persone sottoposte a isolamento domiciliare hanno le stesse esigenze delle persone vulnerabili, sia pure per un periodo transitorio. A cui si aggiunge l’occasione di interagire con i servizi sanitari territoriali, nei distretti ove la telemedicina sia già stata attivata,
– i lavoratori e gli studenti di ogni età, in aggiunta, devono poter disporre di pc e tablet. Per lo smart working e la didattica a distanza, la formazione e lo studio. Ogni individuo ha bisogno di uno strumento personale, sì da poterne disporre senza ostacoli e garantire la riservatezza delle attività. Gli schermi devono essere grandi a sufficienza per non affaticare la vista con l’uso prolungato,
– in fase 2 e fase 3, tutti i cittadini potranno ridurre in misura significativa i rischi di contagio da COVID-19 e venire subito sottoposti a tampone in caso di contatto fisico con persone rivelatesi positive, non appena verranno implementate le tracing app.
Le tracing app – tra cui Immuni, presto al via in Italia (2) – tracciano la vicinanza dei dispositivi mobili e sono tanto più efficaci quanto il loro utilizzo sia diffuso, in almeno il 75% della popolazione.
Ma postulano che ogni abitante possieda uno smartphone.
La digitalizzazione assolve poi alla funzione, altrettanto degna di nota, di sostegno sociale e psicologico. Grazie ai contenuti (testi e libri, video e musica) messi a disposizione di tutti nell’ambito della solidarietà digitale. Intrattenimento e distrazione, ma anche sostegno umano e supporto psicologico, grazie a social network e app che consentono di comunicare e sorridersi ‘senza mascherina’. A distanza, con i propri cari come pure con volontari e psicologi.
Anche più persone contemporaneamente, con un semplice smartphone. Che anche perciò è necessario, per salute psichica e non per lusso.
L’isolamento delle persone vulnerabili è destinato a proseguire anche nella fase 2. Vale a dire, quando le misure di contenimento sociale vengono gradualmente attenuate. Come già indicato nel programma USA di gestione in tre fasi dell’emergenza Covid-19, presentato dalla Casa Bianca il 16.4.20. (3)
Uno studio scientifico dell’Università di Nottingham (UK) pubblicato il 19.3.20 su The Lancet, ha sottolineato la criticità dell’isolamento degli anziani in particolare, over-70, for a very long time. La rinuncia al contatto sociale con la famiglia e gli amici per lunghi mesi può causare condizioni di grave stress, mentale e fisico.
La ‘disconnessione sociale’ espone gli anziani a maggiori rischi di depressione, ansia e aggravamento di problemi cardiovascolari, autoimmuni, neurocognitivi e di salute mentale. A maggior rischio sono coloro che non abbiano familiari e amici stretti su cui contare, i quali sono già costretti ad affidarsi all’assistenza sociale e ai servizi di volontariato per le esigenze di base. E con loro tutte le persone che già vivono in condizioni di isolamento sociale, come i disabili e i malati. Le persone sole, isolate, marginalizzate.
‘Le tecnologie online potrebbero venire sfruttate per fornire reti di supporto sociale e un senso di appartenenza, sebbene possano esserci disparità nell’accesso o nell’alfabetizzazione nelle risorse digitali.
Gli interventi potrebbero semplicemente coinvolgere i contatti telefonici più frequenti con persone significative, parenti stretti e amici, organizzazioni di volontariato o professionisti sanitari o di assistenza sociale che forniscono supporto durante l’isolamento forzato.
Terapie cognitivo-comportamentali potrebbero inoltre venire erogate online, per ridurre la solitudine e migliorare il benessere mentale’. (4)
I ricercatori evidenziano quindi l’urgente necessità di organizzare ‘azioni di sostegno, per mitigare le conseguenze sulla salute mentale e fisica’ di questo isolamento forzato.
#DigitalEquality, attenzione e solidarietà. A quando?
Dario Dongo
Note
(1) Gregory Porumbescu, Rutgers University Newark (New Jersey, USA). The digital divide leaves millions at a disadvantage during the coronavirus pandemic. The Conversation. 18.3.20,
(2) Davide Giancristofaro Alberti. App IMMUNI Bending Spoons contro Coronavirus. Il Sussidiario.net. 18.4.20, https://www.ilsussidiario.net/news/app-immuni-bending-spoons-scelta-lapplicazione-che-traccera-i-contagi-da-covid-19/2010868/
(3) The White House, CDC (Center for Disease Control and Prevention, USA). Opening up America again, Guidelines. 16.4.20, https://www.whitehouse.gov/openingamerica/
Il programma ha già raccolto vivaci critiche, a fronte della scarsa copertura dei test sulla popolazione. Situazione comune alla gran parte degli Stati della Federazione USA, a molte regioni d’Italia e tanti Paesi membri). V.
Laura Hoy. One Vital Metric Trump’s ‘Opening Up America Again’ Plan Ignores. CCN. 17.4.20, https://www.ccn.com/one-vital-metric-trumps-opening-up-america-again-plan-ignores/
(4) Richard Armitage et al. COVID-19 and the consequences of isolating the elderly. The Lancet. https://doi.org/10.1016/S2468-2667(20)30061-X
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.