L’inquinamento e le condizioni climatiche sono causa di una pandemia che si stima causare quasi 9 milioni di morti ogni anno. E le polveri sottili possono influenzare anche la circolazione del coronavirus. Al punto che la loro straordinaria concentrazione nella pianura Padana potrebbe avere favorito la diffusione del contagio da Covid-19. Studi scientifici. È ora di cambiare rotta.
La pandemia COVID-19 non è sola. Ve n’è un’altra ancor più grave, l’inquinamento atmosferico, a cui sono stati attribuiti nel solo 2019 quasi 10 milioni di morti premature, per il tramite di malattie cardiovascolari e respiratorie, oltre a tumori e altre patologie incurabili. È quanto rivela lo studio pubblicato il 3.5.19 dalla European Society of Cardiology. (1)
I ricercatori del Max Planck Institute for Chemistry e del Dipartimento di Cardiologia del Centro medico universitario di Magonza (Germania) hanno raffrontato i dati sull’esposizione agli inquinanti atmosferici (Global Exposure Mortality Model, GEMM) con quelli su mortalità e demografia planetaria (WHO, World Health Organization).
La mortalità prematura causata dall’inquinamento atmosferico – combustibili fossili (2/3) e incendi (1/3) – è stata stimata a livello globale in 8,8 milioni di casi (2015). Più del tabacco (7,2 milioni di morti premature), HIV / AIDS (1 milione), malattie parassitarie (es. malaria, 600 mila morti) e di tutte le forme di violenza, civile e bellica (530 mila). Il tasso di mortalità per inquinamento atmosferico è stimato in una riduzione media dell’aspettativa di vita di quasi tre anni per ogni essere umano.
Il rapporto The Lancet Countdown su ‘salute e cambiamenti climatici, garantire che la salute di un bambino nato oggi non sia compromessa da un clima che cambia’ – è stato pubblicato il 13.11.19. L’Italia si colloca al primo posto in Europa, undicesimo nel mondo, per morti premature da esposizione alle polveri sottili PM 2,5. Vale a dire particelle minuscole (PM, Particulate Material) solide e liquide, di diametro inferiore a 2,5 micron (millesimi di millimetro). Le quali penetrano le porzioni alveolari dei polmoni.
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità (o WHO), a sua volta a marzo 2019 aveva stimato in 80mila i decessi in Italia causati ogni anno dall’aria inquinata. Abbiamo così raggiunto il nono posto nella top ten globale delle fatalità di origine antropica, considerati anche altri fattori di inquinamento (forse perché teneva in considerazione anche altri elementi come PM10, biossido di azoto e ozono).
La Società italiana di medicina ambientale (Sima), insieme all’Università di Bologna e di Bari, ha raccolto i dati sulla concentrazione giornaliera di PM10 rilevati dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA) di tutta Italia. Raccordandoli con i dati sulle positività da COVID-19 riportati sul sito della Protezione Civile.
Una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di polveri sottili (50 microgrammi/m3 di concentrazione giornaliera) – nel periodo tra il 10 e il 29.2.20 – e il numero dei contagi (aggiornati al 3.3.20, considerando uno scarto temporale di 14 giorni pari al periodo medio di incubazione) è emersa proprio in diverse province della Pianura Padana.
Le curve di espansione dell’infezione nelle Regioni della Pianura Padana, spiega il professor Leonardo Setti dell’Università di Bologna, mostrano invero un’accelerazione anomala dei contagi che tende a coincidere con le concentrazioni più elevate di particolato atmosferico. Nelle Regioni del Sud Italia, viceversa, le curve di espansione seguono gli andamenti tipici di una trasmissione epidemica da persona a persona.
Le concentrazioni di polveri sottili al di sopra dei limiti di legge potrebbero quindi aver esercitato un’azione di impulso alla diffusione del virus, non verificatasi in altre zone di Italia. A Roma ad esempio, pur essendosi verificati casi di Covid-19 negli stessi giorni delle regioni padane, non si è innescato lo stesso fenomeno virulento. Gianluigi de Gennaro, dell’Università di Bari, spiega che le polveri sottili operano come carrier, cioè veicolano il virus e ‘più ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi’.
Il particolato atmosferico si lega ai virus, con un processo di coagulazione, e li trasporta su lunghe distanze. Il particolato costituisce inoltre un substrato che permette a Covid-19 di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni.
Precedenti casi di diffusione dei virus in relazione alla concentrazione di PM10 in atmosfera sono del resto stati evidenziati in diverse epidemie:
– SARS. Uno studio epidemiologico retrospettivo condotto in Cina in 5 regioni ove la SARS si è diffusa nel 2002 (oltre 100 casi per regione) ha stimato
a) un significativo aumento del rischio di contrarre il virus (+84%) nelle regioni con air pollution index (API) moderato rispetto e quelle con API basso,
b) una prevalenza doppia di mortalità a seguito di infezione, nelle regioni più inquinate (API alto) rispetto a quelle meno inquinate (API basso. V. nota 5),
– l’influenza aviaria (H2N1) è stata veicolata su lunghe distanze, nel 2010, dalle tempeste asiatiche di polveri,
– il virus respiratorio sinciziale umano nei bambini è stato veicolato in profondità nei polmoni grazie al particolato,
– il virus del morbillo in Lanzhou (Cina) è stato veicolato negli ultimi mesi a causa degli alti livelli di inquinamento dell’aria.
Esiste dunque una correlazione, secondo i ricercatori del SIMA, tra l’alta velocità dei contagi e la concentrazione di PM10 e PM2,5 in atmosfera. (4)
Uno studio appena pubblicato su MedRxiv, in attesa di peer review, indica poi come il COVID-19 prediligerebbe i climi temperati. In particolare, le zone con climi caldo-temperati tra i mesi di ottobre e maggio e quelle con climi freddo-temperati tra aprile e settembre. Aree tropicali (ove le temperature sono elevate e le piogge abbondanti) o polari (con temperature estremamente rigide) potrebbero quindi venire risparmiate almeno da questa epidemia.
L’umidità influisce altresì nella diffusione del virus. Si è osservato infatti che il Sars-CoV possa sopravvivere per 5 giorni su una superficie liscia, a temperature comprese tra gli 11 e i 25 gradi con un’umidità del 40-50%. I patogeni espulsi dal nostro corpo – attraverso uno starnuto ad esempio – galleggiano letteralmente nell’aria. E possono persistere per un periodo maggiore se l’umidità è più alta, favorendo così la diffusione del virus. (5)
Il diritto di respirare aria pulita, strettamente legato ai diritti alla vita e alla salute, comporta precisi obblighi da parte degli Stati membri ONU. Il Relatore speciale per i diritti umani e l’ambiente David Boyde, nelle sua relazione 8.1.19 all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato come ogni ora 800 persone nel mondo muoiano a causa del particolato in atmosfera. (6)
SOS Ambiente. Ora o mai più si deve decarbonizzare l’economia, arrestare le deforestazioni in nome di olio di palma e soia OGM, convertire all’ecoagricoltura le filiere agricole ora impestate di agrotossici sono le premesse. Una Costituzione per la Terra è lo strumento per garantire la continuità di politiche consone alla vita sul pianeta.
Dario Dongo e Alessandra Mei
Note
(1) Jos Lelieveld, Andrea Pozzer, Ulrich Pöschl, Mohammed Fnais, Andy Haines, Thomas Münzel (2020). Loss of life expectancy from air pollution compared to other risk factors: a worldwide perspective. Cardiovascular Research, https://doi.org/10.1093/cvr/cvaa025
(2) Nick Watts, Markus Amann, Prof Nigel Arnell, Sonja Ayeb-Karlsson, Kristine Belesova, Prof Maxwell Boykoff, PhD et al. (2019). The 2019 report of The Lancet Countdown on health and climate change: ensuring that the health of a child born today is not defined by a changing climate. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736 (19) 32596-6
(3) Galli, Corrado Lodovico. e Corsini, Emanuela. Tossicologia (Piccin Nuova Libraria, Padova. 3a edizione, 2016) ISBN: 978-88-299-2793-7
(5) Cui, Y., Zhang, Z., Froines, J. et al. Air pollution and case fatality of SARS in the People’s Republic of China: an ecologic study. Environ Health 2, 15 (2003). https://doi.org/10.1186/1476-069X-2-15
M. B. Araujo, B. Naimi. (2020). Spread of SARS-CoV-2 Coronavirus likely to be constrained by climate. MedRxiv. doi: https://doi.org/10.1101/2020.03.12.20034728. Link: https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.12.20034728v1
(6) Issue of human rights obligations relating to the enjoyment of a safe, clean, healthy and sustainable environment. Report of the Special Rapporteur to the UN General Assembly, 8.1.19. https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/G19/002/54/PDF/G1900254.pdf?OpenElement
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.
Laureata in Giurisprudenza all'Università di Bologna, ha frequentato il Master in Food Law presso la stessa Università.