Abbiamo incontrato oggi il Sottosegretario al ministero del Lavoro e Politiche Sociali, senatore Steni Di Piazza, per condividere alcune opportunità di intervento su disabilità e lavoro. Lo schema di lavoro si articola in 7 punti.
Le proposte di riforma della legge 68/1999 (norme per il diritto al lavoro dei disabili) prevedono in primo luogo una classificazione dei disabili in due categorie, sulla base del grado di invalidità riconosciuta dalla Commissione medico-legale Inps:
– disabilità ordinaria (dal 46% al 74%) e
– disabilità grave (dal 75% al 100%).
I disabili gravi sono a oggi tendenzialmente esclusi dal mercato del lavoro. In particolare quando non autosufficienti (es. in caso di tetraplegia, ovvero in stadi avanzati di sclerosi multipla, SLA, Parkinson), a causa della necessità di un assistente personale la cui presenza nei locali di lavoro comporta oneri burocratici e costi di fatto insormontabili. Sebbene molti di essi siano potenzialmente in grado di svolgere un’attività lavorativa apprezzabile.
Il loro inserimento lavorativo è in ogni caso prezioso, anche per favorire la loro inclusione sociale. Bisogna quindi:
– estendere i loro diritti di tirocinio extra-curricolare (v. punto 2),
– garantire il diritto allo smart working (v. punto 3) e
– prevedere l’assunzione obbligatoria di almeno 1 disabile grave ogni 3 disabili che vengano assunti. Con premialità fiscale e contributiva,
– introdurre una quota riservata di posti di lavoro a disabili gravi in bandi e concorsi.
Bisogna poi rafforzare le sanzioni nei confronti delle imprese e gli enti che non rispettino le quote di assunzione obbligatoria, in modo da garantire la loro efficacia dissuasiva:
– introduzione di sanzioni accessorie, quali sospensione delle licenze e la chiusura temporanea delle attività per un periodo minimo di 5 giorni,
– esclusione da appalti pubblici fino al ripristino della conformità ai requisiti imposti dalla legge 68/1999.
Gli enti convenzionati possono attualmente arruolare da 5 a 100 tirocinanti disabili, a seconda delle condizioni, senza alcun obbligo di assunzione. Il disabile però non può seguire più di un anno di tirocinio. Inserimento lavorativo e formazione così si vanificano. Si dovrebbe lavorare su tre fronti:
– i disabili gravi devono venire autorizzati a eseguire tirocini ulteriori, anche presso altri enti e senza limiti temporali, fino a quando non trovino collocazione,
– ai disabili gravi deve venire riconosciuto il diritto allo smart working (v. punto 3), anche in fase di tirocinio,
– gli enti devono venire obbligati ad assumere almeno 1/5 dei tirocinanti arruolati nel corso dell’anno fiscale precedente, quale condizione per poter chiedere altri tirocini.
È necessario introdurre il diritto dei lavoratori subordinati e parasubordinati (gestione separata Inps) con disabilità grave a lavorare in smart working. Al di fuori dei soli incarichi che lo impediscano del tutto, in accordo con il lavoratore.
Lo smart working deve venire sottoposto a una disciplina de minimis, atta a escludere che esso si traduca in mero lavoro a domicilio con isolamento sociale dei lavoratori. Si dovrebbe perciò:
– prevedere l’obbligo di riunioni di lavoro interattive, con frequenza minima prestabilita, sia pure con strumenti telematici,
– favorire gli incontri fisici periodici, non necessariamente presso i luoghi di lavoro ma anche in diversi spazi (es. stazioni di coworking), purché privi di barriere architettoniche.
La formazione continua delle persone con disabilità e dei caregiver di disabili gravi – anche in remoto – deve venire incentivata mediante credito fiscale straordinario a favore dei datori di lavoro e dei committenti che contribuiscano ad almeno il 50% dei redditi da lavoro. A favore di lavoratori subordinati e parasubordinati (iscritti alla gestione separata Inps).
Gli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali devono a loro volta ricevere formazione, anche attraverso strumenti digitali interattivi (es. WikiParky tv). Con obiettivi di miglioramento di funzionalità e autonomia, in ambito di programmi personalizzati da sottoporre a rendicontazione periodica.
Il governo deve sostenere la fornitura di servizi di formazione in remoto con modalità interattiva, da parte di enti senza scopo di lucro (associazioni, imprese sociali, cooperative, università e centri di ricerca).
Il ministero del Lavoro dovrebbe erogare un contributo all’acquisto di dispositivi e mezzi di mobilità personale (es. sedie a rotelle con motore elettrico, auto e altri veicoli adattati alla guida da parte di persone con disabilità, dispositivi per adattare i veicoli alla guida da parte di disabili) – a favore dei disabili gravi con una posizione lavorativa attiva – entro un limite di spesa di 5.000€ ogni 4 anni.
Il ministero dei Trasporti deve a sua volta riconosce l’equivalenza delle sedie a rotelle e altri veicoli con motore elettrico destinati ai disabili gravi alle biciclette elettriche. Come già più volte sollecitato da Legambiente insieme a Égalité.
Il dicastero del Lavoro dovrebbe altresì erogare un contributo all’acquisto di strumenti tecnologici atti a favorire l’attività lavorativa e la formazione dei disabili gravi, siano essi lavoratori (subordinati o parasubordinati) ovvero tirocinanti extracurricolari, entro un limite di 2.500€ ogni 4 anni. Con particolare riguardo alle tecnologie abilitanti per le persone con disabilità sensoriali.
Tali contributi, così come l’IVA al 4% già prevista a favore degli acquisti diretti da parte delle persone con disabilità, sono erogati ai disabili stessi ovvero agli enti (imprese, cooperative) che acquistino strumenti di mobilità personale a uso esclusivo di lavoratori subordinati o parasubordinati (gestione separata Inps, ivi inclusi gli amministratori) con disabilità grave.
Il Welfare dovrebbe poi sostenere la produzione di dispositivi e strumenti di mobilità personale e tecnologie abilitanti – nonché la ricerca e sviluppo a essi relativi – mediante sovvenzioni a favore di progetti realizzati da enti senza scopo di lucro (associazioni, imprese sociali, cooperative, università e centri di ricerca pubblici).
I benefici previsti dalla legge 104/92 (legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) all’articolo 33.3 – 3 giorni/mese di permesso ad astensione lavorativa retribuita – devono venire estesi ai lavoratori parasubordinati (gestione separata Inps).
Bisogna introdurre i criteri già utilizzati in ambito medico-legale per valutare il profilo dinamico-funzionale della persona con disabilità e quindi il grado di autonomia effettivo (indice di Barthel).
Tutti i caregiver di disabili gravi hanno diritto a:
– ricevere formazione, anche in remoto,
– una quota riservata di posti di lavoro in bandi e concorsi.
Ai caregiver di riferimento di persone con disabilità completamente prive di autosufficienza deve venire riconosciuta la facoltà di chiedere il riconoscimento di qualifica professionale e l’assunzione come dipendente pubblico.
Il ministero del Welfare – vale a dire, appunto, del Lavoro e delle Politiche Sociali – ha un ruolo essenziale nel favorire l’inclusione delle persone con disabilità. Nel mondo del lavoro e nella società in generale. Ed è perciò che il Sottosegretario Steni Di Piazza ha accolto con interesse e manifestato grande sensibilità verso gli argomenti proposti. Nella prospettiva di avviare un tavolo di lavoro volto a definire al più presto le soluzioni concrete ai problemi sollevati.
La scuola è a sua volta il primo spazio di inclusione sociale, con un approccio di integrazione inter pares che connota infatti il sistema scolastico italiano, in antitesi allo schema ‘medicale’ degli istituti ‘speciali’ che ancora vige in alcuni Stati membri UE. È tuttavia indispensabile e urgente adeguare i plessi scolastici affinché ne venga garantita l’effettiva accessibilità che è tuttora carente, come si è visto, nel 66% e nel 98% dei casi. Rispettivamente, per quanto attiene alle barriere architettoniche e al difetto di ausili per le disabilità sensoriali.
Dario Dongo
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.