La scuola inizia dopo anni di difficoltà acuite dalla pandemia, con l’impoverimento educativo che questa ha portato.
Inizia con le solite (triste da dire) lacune e con “profonde disuguaglianze educative” legate al territorio in cui si nasce (Nord-Sud, città o aree interne), alle condizioni socioeconomiche della famiglia e al genere – per quanto riguarda l’accesso delle ragazze alle discipline scientifiche.
Le disuguaglianze educative riguardano inoltre gli studenti con background migratorio, nati in Italia o arrivati qui da piccoli, italiani di fatto ma non di diritto perché privi della cittadinanza.
I numeri della scuola nel dossier di Save the Children “Il mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane” (1). Tutto questo in una scuola che, anche strutturalmente, cade a pezzi. Cittadinanzattiva ha censito attraverso la rassegna stampa locale 61 episodi di crollo o distacchi di intonaco avvenuti nelle scuole fra settembre 2022 e agosto 2023. Un numero record, mai raggiunto da sei anni a questa parte (2).
Nonostante le difficoltà in cui versa la scuola e le promesse che ogni tanto si levano, sull’istruzione c’è una carenza di investimenti di fondo. Durante la pandemia c’è stato un temporaneo aumento degli investimenti legati alla gestione della emergenza e si è raggiunto il 4,3% del Pil. Ora invece, spiega Save the Children, tornano a scendere gli investimenti sull’istruzione che oggi si fermano al 4,1% contro una media europea del 4,8%.
La scuola risente del declino demografico, con risultato che il numero di studenti sta diminuendo. Rispetto a 7 anni fa, quasi 71.000 bambini in meno hanno varcato la soglia della scuola elementare.
Asili nido, mense e tempo pieno sono ancora per pochi. La copertura nelle strutture educative 0-2 anni pubbliche e private nell’anno educativo 2021/2022 è pari a 28 posti disponibili per 100 bambini residenti, ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% che doveva essere raggiunto entro il 2010. E molto lontano dal nuovo obiettivo stabilito a livello europeo del 45% entro il 2030.
Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi ancora l’anno scolastico 2021/2022, solo il 38,06% delle classi della scuola primaria è a tempo pieno: meno di quattro su dieci, anche se cinque anni prima si fermava a un terzo (32,4% nell’a.s. 2017/2018). Solo poco più della metà degli alunni di scuola primaria frequenta la mensa scolastica (54,9%).
La dispersione scolastica in Italia è superiore alla media europea: arriva all’11,5% contro il 9,6% della Ue (dati 2022).
L’8,7% di studenti si trova in condizione di dispersione implicita (secondo i dati INVALSI del 2023), percentuale in diminuzione rispetto allo scorso anno, ma ancora più elevata rispetto a quella registrata prima della pandemia (7,5% nel 2019). La dispersione implicita “riguarda coloro che, pur ottenendo il diploma di scuola superiore, non raggiungono i livelli di competenze richieste nelle prove di italiano, matematica e inglese mostrando livelli di competenze che corrispondono agli obiettivi formativi previsti per gli studenti di terza media” (Dossier Save the Children).
“La scuola rappresenta il luogo chiave in cui combattere le disuguaglianze educative, teatro principale d’incontro e interazione tra studenti con provenienze diverse e di contaminazione tra culture, saperi e lingue. Tuttavia le difficoltà di rinnovamento legate alla scarsità di risorse organizzative, economiche e professionali che caratterizzano la scuola italiana rendono la sfida particolarmente ardua, in particolare per gli istituti collocati nelle aree più svantaggiate dal punto di vista socioeconomico” (Save the Children).
Gli studenti con background migratorio sono i minori nati in Italia con almeno uno dei genitori che ha fatto ingresso in Italia come migrante e i minori che sono giunti in Italia da altri paesi nei quali sono nati e in parte vissuti. Sono italiani di fatto ma senza cittadinanza. Per questo Save the Children ha anche lanciato una campagna per riconoscere la cittadinanza a bambini e adolescenti nati in Italia o arrivati qui da piccoli (3).
Stiamo parlando di oltre 800 mila minori, pari a oltre 1 su 10 (10,6%) tra gli iscritti nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie d’Italia.
Nell’anno scolastico 2021/2022, gli studenti senza cittadinanza italiana erano 872.360 con un incremento dello 0,8% rispetto all’anno scolastico precedente. Sono maggiormente presenti al Nord (il 65,5% di tutti gli studenti stranieri presenti in Italia), a seguire nel Centro (21,9%) e Sud e Isole (12,6%). Le regioni che hanno affrontato un incremento maggiore rispetto all’a.s. 2019/2020 sono però Basilicata (+4,1%), Puglia (+2,5%) e Campania (+1,8%). Fra gli alunni “stranieri”, i nati in Italia sono quasi sette su dieci (67,5%).
Meno della metà degli studenti con cittadinanza non italiana è di origine europea (44,1%), seguito da studenti di provenienza africana (27,56%) ed asiatica (20,52%), per un quadro complessivo di quasi 200 Paesi di origine.
Nonostante i miglioramenti degli anni passati, “gli studenti con background migratorio hanno generalmente percorsi scolastici caratterizzati da maggiori ritardi, casi di dispersione e abbandono scolastico”.
Molti studenti con background migratorio hanno infatti meno opportunità rispetto ai loro compagni di scuola, a partire dall’inserimento alla scuola dell’infanzia, al ritardo scolastico dovuto alla collocazione in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica o alla mancata ammissione all’anno successivo, fino all’abbandono precoce, passando in alcuni territori anche per il cosiddetto fenomeno del white flight.
Save the Children segnala infatti, fra le dinamiche che investono la scuola, “lo spostamento, da parte delle famiglie italiane, di bambini e adolescenti verso scuole situate in aree urbane centrali, aumentando così la concentrazione di alunni stranieri nelle scuole periferiche”.
Secondo uno studio citato dall’associazione, specialmente nella scuola primaria (quella elementare) “i docenti meno preparati e motivati vengono assegnati alle classi con una più alta concentrazione di alunni di origine straniera”.
Gli alunni nati o cresciuti in Italia, ma senza cittadinanza italiana, sperimentano percorsi diversi rispetto ai compagni, incontrano difficoltà nel partecipare a gite scolastiche, a soggiorni all’estero, a competizioni sportive. Tutto questo si incrocia con una riforma della cittadinanza sempre più necessaria eppure ferma da tempo, nonostante le varie proposte che si sono alternate, dallo ius soli temperato allo ius scholae. E si aspetta ancora, nonostante le disuguaglianze educative e i buoni propositi di chi parla di scuola, minori e tutela dell’infanzia ma si ferma sempre alle parole.
Sabrina Bergamini
1) Il mondo in una classe. Indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/il-mondo-in-una-classe
2) Scuola: 61 i crolli censiti da Cittadinanzattiva nell’ultimo anno. Il 23 settembre la presentazione del XXI Rapporto sulla sicurezza scolastica, con un nuovo focus sugli atenei https://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/15917-scuola-61-i-crolli-censiti-da-cittadinanzattiva-nellultimo-anno-il-23-settembre-la-presentazione-del-xxi-rapporto-sulla-sicurezza-scolastica-con-un-nuovo-focus-sugli-atenei.html
3) Petizione Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia https://www.savethechildren.it/petizionecittadinanzaitalianabambini